Publio Ovidio Nasone
- Nasce nel 43 a.C. a Sulmona (Abruzzo, Italia);
- Muore nel 17/18 d.C. a Tomi (Dobrugia, Romania);
- È stato un poeta romano, tra i principali esponenti della letteratura latina e della poesia elegiaca;
- A 12 anni va a Roma, insieme al fratello, dove studia eloquenza e retorica;
- Frequenta le scuole dei retori più famosi ad Atene, torna a Roma ed entra a far parte del circolo letterario di Valerio Messalla Corvino. Negli incontri del circolo conosce i maggiori poeti dell’epoca, come Properzio, Orazio, Virgilio;
- Nel 1 d. C. pubblica “Ars amatoria”: sull’arte di ottenere l’amore delle donne; poi i “Remedia amoris”: circa i mezzi per liberarsi dalle pene d’amore;
- Compone “Metamorfosi”: un poema epico mitologico, in quindici libri, dove canta una serie di miti greci e romani sempre sul tema della trasformazione; dove molti personaggi mitologici si trasformano in parti inanimate della natura;
- Nell’8 d. C. viene esiliato a Tomi, località sulla costa settentrionale del Mar Nero, si pensa a causa di qualche suo scritto che non rientrava con le regole dettate dall’imperatore Augusto, il quale predicava una vita morale mentre per Ovidio l’amore era un gioco galante, una fonte di piacere;
- In esilio, compone le malinconiche poesie “I Tristia”, “Le Epistulae ex Ponto”, “Ibis”, “Halieutica” e “Phaenomena”;
- Muore, in esilio nel 17 o 18 d.C. senza poter rivedere Roma;
- Nelle epoche successive alla sua morte è fonte di ispirazione per molti: Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, William Shakespeare, Giambattista Marino e Gabriele D’Annunzio.