Mutanti:
Personalità che in ogni incarnazione manifestano determinati programmi e poteri che possiedono dalla loro identità spirituale. Un Mutante può, in forza dell’ordine ricevuto, scegliere un soggetto umano e dopo averlo scrupolosamente vagliato, preparato ed istruito, proporlo alla sua
Personificazione, concedendogli particolari attributi che egli possiede.
Anche gli Elohim, in casi particolari, possono ricorrere alla personificazione scegliendo il soggetto che loro stessi creano nel ventre di una donna scelta, programmata a concepimento e a partorirlo per essere, quando lo ritengono opportuno, il loro abitacolo sul piano tridimensionale.
In questo solo caso è possibile la “Cristificazione” o totale deificazione.
In questo solo caso avviene la personificazione del genio cosmico, dell’idea e dello Spirito onnicreante.
I Mutanti, pur non possedendo la totalità degli attributi particolari degli Elohim, come quello di creare forma e sostanza, ricorrono, se viene ordinato, personificarsi in un soggetto adulto o bambino, di sesso maschile o femminile, che abbia la genetica G.N.A. Come valore portante.
Il soggetto che personifica un Mutante, spesso e quasi sempre, è portato a riconoscersi tale e quale come il personificatore, comportandosi così com’è nella natura spirituale del Mutante. Ciò è dovuto al fatto che il soggetto entra in perfetta simbiosi con le frequenze del pensiero e dell’azione del Mutante.
Ogni spirito evoluto si attornia e compie il proprio programma con spiriti fraterni che possono assumere compiti grati e ingrati.
Ma come può considerarlo la nostra logica? A chi è permesso avvicinare e toccare, abbracciare o uccidere un Mutante, se non a coloro che gli sono vicini nello spirito? Così è stato per Gesù e Giuda.
Lungo il corso della storia, casi di “personificazione” di Mutanti ce ne sono stati tanti e non tutti riusciti.
Nel grande passato, prima ancora dell’evento cristico, si verificarono fatti del genere come segno preparatorio delle rivelazioni verificatesi dopo.
Sono molti a domandarsi se Maria, la madre del maestro dei maestri, Gesù, altro non fu che un abitacolo scelto e programmato dagli Elohim, i quali vollero il concepimento di un corpo che loro stessi crearono nel suo ventre per essere poi il mezzo fisico di uno di loro: Cristo.
Se fu così anche la metodologia usata nei riguardi di Elisabetta, madre di Giovanni Battista, e se non fu la metodologia usata dai Mutanti nel farsi personificare da tutti i soggetti, divenuti poi gli apostoli di Gesù-Cristo, o per i profeti di tutti i tempi.
Personificare vuol dire entrare in perfetta simbiosi con l’ego superiore o con un’entità Mutante, non significa essere il personificato.
È giustificato che il personificatore abbia la sensazione di esser il personificato e ciò a causa della perfetta sintonia instaurata tra il programmato ed il programmatore, tra l’ego inferiore e l’ego superiore, tra l’astrale e l’umano.
Io mi sento di essere quello che lui è ed è stato, perché assimilo pienamente la sua coscienza, la sua conoscenza, i suoi valori morali e spirituali, la sua onniscienza, la sua scienza cosmica e quant’altro fa parte della sua natura multidimensionale.
Io sono libero quando non è richiesta la mia disponibilità per divenire la sua parola, la sua azione e il fedele interprete dei suoi desiderati. Sono libero nella scelta di servire o meno, ma poiché conosco benissimo chi servo ed il perché, non riuscirei mai a non desiderare ardentemente di servirlo, di sentirmi parte inscindibile della sua immortale natura, della sua deità e dei suoi divini attributi.
Bharat, Ermete, Giovanni l’evangelista, Bruno, Rasputin, Cagliostro, è sempre lui, il Mutante, in missioni diverse, io non sono altro che uno dei tanti mezzi scelti idoneo a servirlo in questo tempo.
Spesso sono portato a parlare in prima persona, perché è irresistibile la consapevolezza di essere in lui e lui in me, come se fossimo una sola cosa.
Eugenio Siragusa – L’aquila d’oro