La Legge di causa ed effetto genera la nostra esistenza
Pier Giorgio Caria
Duemila anni fa ci è stato detto: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto“. Ciò significa che se una persona è intenzionata a scoprire od ottenere qualcosa, ci riuscirà. Quando il Signore espresse questi concetti non stava parlando di religione, ma di Scienza dello Spirito, cioè di quel corpus elevatissimo di Leggi che governano la nostra esistenza. Niente è frutto del caso. Non esistono fortuna o sfortuna, esiste la Legge matematica di causa ed effetto secondo cui viviamo la realtà che creiamo con le nostre azioni.
Ovviamente, se facciamo scelte stupide o non ne facciamo proprio la nostra vita sarà caotica, infelice. Una persona che non è educata a queste Leggi non può essere felice perché è come se si comprasse un’automobile e, senza avere la patente né aver studiato il codice della strada, pretendesse di fare sana e salva un viaggio da Roma a Milano. Non ci arriverà: alla prima curva farà un frontale o andrà fuori strada. Siccome noi viviamo e impostiamo le nostre scelte basandoci su stimoli esterni, la nostra esistenza è un incidente continuo su tutti i livelli: familiare, sentimentale, di salute, economico ecc. Non conosciamo la Legge quindi non possiamo fare le scelte corrette per determinare ciò che ci deve accadere.
Potremmo essere gli artefici della nostra vita, ma questo non fa comodo al potere perché un popolo di gente saggia non è manipolabile. La domanda più pericolosa è: perché gli italiani accettano tutto questo? Perché sono vittime della sindrome del cane di Pavlov, ovvero di metodologie psicologiche che sfruttano conoscenze nel settore delle neurobiologie per mantenere le persone, attraverso stimoli contrastanti, in uno stato catatonico, di impossibilità di decisione.
Siamo inchiodati, vittime di strategie manipolatorie di una scienza che ci viene occultata. Ecco perché non facciamo ricerca. Ecco perché sopportiamo programmi beceri come il Grande Fratello, Uomini e Donne, l’Isola dei Deficienti ecc. Siamo ridotti male, amici. Il solo fatto che noi da migliaia di anni ancora non abbiamo dato una risposta certa, scientifica e definitiva su che cos’è la morte e se c’è vita dopo è uno stato grave almeno per un motivo: tutti moriamo. Non sapere cosa accade è una condizione di assurda pericolosità e instabilità in quanto un individuo determina le sue scelte in funzione dei suoi credo e delle sue opinioni; cosa succede, quindi, se i suoi parametri sono sbagliati? Produrranno il fallimento di un’intera esistenza.