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Il Caso Amicizia

Durante la metà degli anni cinquanta, lungo la penisola italiana, si è svolto un fenomeno di contatto tra un gruppo di terrestri ed una civiltà Extraterrestre...

Il contatto tra un gruppo di terrestri ed una civiltà Extraterrestre

Durante la metà degli anni cinquanta, lungo la penisola italiana, si è svolto un fenomeno di contatto tra un gruppo di terrestri ed una civiltà Extraterrestre. Tale esperienza è conosciuta dagli addetti ai lavori di tutto il mondo e dal grande pubblico come il “Caso Amicizia”.

Gli “Amici”, così venivano definiti gli E.T. dai terrestri, chiesero di mantenere il contatto segreto all’opinione pubblica e che le foto di avvistamenti divulgati non fossero riconducibili ad un contatto di così vasta portata.

Questa spettacolare esperienza venne resa nota nel 2007 con la pubblicazione del libro “Contattismi di massa” redatto dall’ingegner Stefano Breccia.
All’interno del libro vengono riportati alcuni casi di contatto tra Extraterrestri e gruppi di terrestri protrattisi per molti anni.
Una parte preponderante è dedicata a quello che è passato alla storia come il “Caso Amicizia”. Breccia decise di redigere questo libro principalmente su richiesta dell’amico Bruno Sammaciccia, che sentendo di essere alla fine della propria vita, volle trascrivere le sue memorie e lanciare un appello a tutti gli ex componenti del gruppo sollecitandoli ad uscire allo scoperto e raccontare la loro esperienza.

Libro dell’ing. Stefano Breccia

Tutto ebbe inizio da Bruno Sammaciccia e due amici Giancarlo e Giulio, che ricevettero una pergamena da un amico comune: su tale pergamena era riportato il luogo, rappresentato da Rocca Pia ad Ascoli Piceno, in cui sarebbe stato ritrovato un tesoro nascosto di indefinite caratteristiche.

I tre amici decisero di organizzare una gita sul posto per indagare quanto scritto sulla pergamena, e una volta raggiunta la fortezza, nel giro di poco, gli si presentarono dinanzi due individui: inizialmente sembravano due semplici uomini, tuttavia, avvicinandosi, si rivelarono di altezza quantomeno anomala.

Si presentarono come Sinas (3,50 m) e Saju (1,40 m).  Nonostante la statura, avevano corpi proporzionati alle loro dimensioni, indossavano abiti consueti per il periodo, parlavano fluentemente l’italiano e di aspetto erano in tutto e per tutto identici a comuni terrestri. Spiegarono ai tre amici che Loro (E.T.) sono presenti qui sulla terra da millenni e che stanno svolgendo un compito molto importante a favore del genere umano.

PARLANO GLI “AMICI”:

Questa terra è stata creata per il bene, ma i suoi abitanti stanno trasformando tutto in male. Noi non siamo qui per conquistare, non abbiamo nulla da conquistare. […]”
Questo è un punto critico della vostra storia, (1956 nda) un punto di svolta nelle vostre tecnologie* […] *il rischio è di dimenticarvi dei valori morali. Sarebbe un guaio se questo succedesse, perché tutto nasce dalla moralità, e tutto è fatto in sua funzione. […]”.
La nostra bontà e la nostra realtà saranno più forti dei vostri dubbi.”

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Bruno Sammaciccia, due amici con due E.T.

Nel tempo seguirono altri incontri dove gli “Amici” chiesero di iniziare a creare un gruppo di persone selezionate, che fossero disposte a collaborare e cooperare con Loro (E.T.) per il bene del pianeta.
Nel corso degli anni il gruppo formatosi arrivò a contare più di cento partecipanti, ognuno con vissuti differenti e proveniente da diversi ceti sociali. Ai componenti furono fatte vivere delle esperienze “su misura” in base alla capacità di comprensione e di realizzazione che possedevano: alcuni vennero resi telepatici, altri ebbero incontri fisici, altri ancora entrarono nelle basi ed un ristretto numero ricevette istruzioni su come guidare le “campane” (dischi volanti) e compiere delle missioni atte a coadiuvare il compito che dovevano svolgere gli “Amici” qui sulla Terra.
Questa collaborazione si rendeva necessaria poiché gli E.T. NON potevano agire in totale autonomia sul nostro pianeta, perché conoscevano e conoscono tutt’ora alla perfezione le leggi che governano il Cosmo (La parola deriva da un termine che in greco antico significava ordine, armonia, bellezza).
Uno di questi princìpi è il libero arbitrio che ogni civiltà possiede e grazie al quale può decidere in totale autonomia come progredire nella propria evoluzione, senza coercizioni o intromissioni esterne, provenienti da altri popoli. Per tale motivo erano molto cauti su cosa dire e che esperienze far vivere ai componenti del gruppo, proprio per non infrangere tale legge, una eventuale violazione sarebbe ricaduta sulla loro stessa evoluzione rallentandone il processo di crescita.
Gli  “Amici” o “W56” , nome dato dai terrestri che significava viva il ‘56, anno del primo contatto, chiesero ai componenti del gruppo di sviluppare un sentimento di  Amore Fraterno  tra di loro e tra questi ultimi e gli E.T.: questa energia loro la chiamavano UREDDA e l’avrebbero utilizzata per alimentare i macchinari nella loro base, spiegando che ne avevano una di appoggio sotto la penisola italiana, che si estendeva tra Rimini e Pescara, lunga 300 km, larga 150, alta 300 m circa, questa base si situava 12 km di profondità, proprio alla base della zolla tettonica.
Al gruppo si avvicinò, tra gli altri, il Giornalista Bruno Ghibaudi, specializzato in modellismo aereo e successivamente, attraverso di lui, il pittore Gaspare De Lama.
Quest’ultimo, con il team di Verità Universale, abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo. Di seguito l’intervista integrale.

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Gaspare de lama

Intervista a Gaspare De Lama

Gaspare De Lama racconta il Caso Amicizia, un contatto con i nostri Fratelli Cosmici.

Vai all’intervista

Gaspare Vive sul lago di Como e ci ha raccontato la sua esperienza. Ci ha spiegato che si è avvicinato a questa realtà nel 1960, dopo aver visto delle foto di Dischi Volanti su di un quotidiano dell’epoca.

Queste foto lo hanno colpito talmente tanto da spingerlo a scrivere all’autore dell’articolo, esprimendo la speranza che questi visitatori fossero qui per darci una mano e che credeva alla loro esistenza.

Incontro a casa di Gaspare e la moglie Mirella

Da questa lettera nacquero tre incontri tra Gaspare e Bruno (l’autore dell’articolo), e quest’ultimo, su richiesta degli E.T. spiegò della collaborazione che era in corso e chiese a Gaspare di entrare a far parte del gruppo.

Bruno Ghibaudi e Gaspare De Lama

Purtroppo, lui è uno dei pochi ad aver risposto all’appello fatto da Bruno Sammaciccia che consisteva nell’esporsi e raccontare la propria storia.

La sua esperienza personale è consistita nel filmare otto volte i dischi volanti su appuntamento, oltre a moltissimi eventi fuori dal comune vissuti personalmente ed insieme al gruppo.

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foto scattata da Gaspare De Lama
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foto scattata da Gaspare De Lama
foto scattata da Gaspare De Lama
articolo dell’epoca con foto di Gaspare De Lama

A Gaspare furono anche consegnate delle pergamene con un messaggio personale, per lui e sua moglie, nella scrittura dei “W56”. Gli scritti sono stati redatti, sotto dettatura telepatica, da Emilio soprannominato “Seghè”, l’unico componente del gruppo ad aver imparato la loro scrittura.

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matematica dei W56
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scrittura dei W56

Gaspare ebbe modo di fare delle domande agli “Amici”, tra le quali chiese se la loro scienza si potesse paragonare alla nostra contemporanea (anni 60) oppure all’alchimia o magia dell’antico passato.

Risposta degli E.T.: “A nessuna delle due, ma se proprio dobbiamo darti una risposta ricorda di più la vostra alchimia, fantastica pure come vuoi, non ha importanza

Per questi esseri l’avanzamento etico-spirituale era da sviluppare in modo direttamente proporzionale a quello tecnologico; infatti, allo scompenso di questo equilibrio ne conseguiva una società destinata a degenerare ed utilizzare la conoscenza tecnologica in modo autodistruttivo.

Nonostante i componenti del gruppo ricevettero degli insegnamenti in ambito spirituale da parte degli “Amici”, questi ultimi vollero trasmettere, ai partecipanti del gruppo selezionato, che gli insegnamenti ricevuti non costituivano parte della loro missione ma c’erano altre persone preposte per quel compito.

Gli “Amici” trasmisero ai partecipanti delle informazioni importanti: confermarono che la Reincarnazione non era una mera questione di credo, ma una legge naturale necessaria all’evoluzione dell’uomo; il mancato ricordo delle vite precedenti è dovuto ad un’incapacità di perdono reciproco degli uomini di questa terra: questo comporta un accumulo di Karma e, di conseguenza, la necessità di numerose reincarnazioni per estinguerlo.

Spiegano anche che Dio esiste e quest’ultimo non è un signore anziano con la barba, ma un’intelligenza che compenetra tutto il Creato e loro ne hanno la prova attraverso la loro scienza.

Uno dei motivi che spingeva, e spinge tutt’oggi, gli E.T. ad interagire con la Terra, era il rischio di un conflitto nucleare globale; notiamo infatti che il periodo di contatto (1956-1978) è contemporaneo con quello della “Guerra Fredda”, periodo di piena attività degli “Amici”: difatti, come possiamo vedere, nell’aprile del 1962 divenne pubblico l’avvistamento di Gaspare De Lama, al quale fu dedicata la copertina della domenica del corriere.

Vediamo inoltre come in altri contesti gli “Amici” operino per il medesimo obiettivo.

Sempre nell’aprile del 1962 avvenne il primo contatto tra Eugenio Siragusa e due Extraterrestri che gli consegnarono un messaggio per i potenti del mondo sul rischio della sperimentazione nucleare e dell’utilizzo bellico di tale scoperta. Inoltre, ad ottobre dello stesso anno si verificò uno dei momenti di maggior tensione della storia, la crisi dei missili di Cuba.

Purtroppo, in questa esperienza di contatto, iniziarono ad insinuarsi i sentimenti umani, dovuti al fatto che non tutti vivevano lo stesso tipo di esperienze con gli E.T.: scaturirono così gelosie, invidie, incomprensioni e litigi. Questo fece sì che all’interno del gruppo venne a mancare l’UREDDA e di conseguenza l’energia che alimentava la vita all’interno della base, costringendo i “W56” a lasciare le basi, dando così il via nel 1978 ad un periodo di avvistamenti in tutta Italia, soprattutto nell’Adriatico.

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copertina della domenica del corriere su Gaspare De Lama
copertina della domenica del corriere su Eugenio Siragusa

La cronaca dell’epoca è ricolma di articoli di giornale che riportavano avvistamenti di strane luci, anche sott’acqua, che spaventavano i pescatori a tal punto che chiesero l’intervento della guardia costiera per essere scortati durante le battute di pesca.

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articolo di giornale dell’epoca
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articolo di giornale dell’epoca
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articolo di giornale dell’epoca
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articolo di giornale dell’epoca

Troviamo riscontro di questa informazione anche dal contattista Eugenio Siragusa, a riprova della complementarità delle due esperienze, al quale venne consegnato un messaggio di rassicurazione per i pescatori, che alleghiamo.

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Messaggio ricevuto da Eugenio Siragusa

Come possiamo vedere, la conclusione del “Caso Amicizia” non è stata un definitivo punto di arresto all’operato degli Extraterrestri che hanno dovuto interrompere il contatto a causa dei terrestri che non erano più eticamente e moralmente idonei a portare avanti un’interazione con loro.

Però possiamo constatare che la Loro missione su questo pianeta non si è mai fermata, anzi addirittura la Loro reale natura è stata ampiamente spiegata da contattisti del calibro di Eugenio Siragusa prima, e Giorgio Bongiovanni in seguito per arrivare fino ai giorni nostri. Infatti, Loro sono ancora presenti ed operanti tra noi poiché, purtroppo, il rischio di una catastrofe nucleare, che coinvolga le maggiori potenze mondiali e si estenda all’intero pianeta, a causa dei conflitti nell’est Europa tra Ucraina e Russia, è più attuale che mai.

– Giacomo Galeazzo –

Conferenze sul Caso Amicizia:

> Caso Amicizia: straordinarie esperienze di contatto tra umani ed extraterrestri

> Il Caso Amicizia e i W56: una storia di contatto tra umani ed extraterrestri

> Amicizia: uno straordinario caso di contatto massivo tra umani ed extraterrestri