Rapporto con i genitori nel Vangelo, ci sono contraddizioni?
Pier Giorgio Caria
Domanda: Prima hai ricordato che il comandamento “onora il padre e la madre” significa che dobbiamo impegnarci a porre in equilibrio il rapporto con i nostri genitori in quanto essi sono stati scelti da noi sulla base del nostro karma. In Luca 14, però, il Vangelo recita anche: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. Come si conciliano le due cose?
Pier Giorgio Caria: Il problema di base è che noi non abbiamo il quadro generale della struttura della Legge. Il Vangelo è il libro della Legge, ma è stato scritto da personaggi (apostoli ed evangelisti) che non ci avevano capito una mazza. Certi passi non sono in contrapposizione l’uno con l’altro, sono inseriti in un contesto specifico: dove c’è scritto “onora il padre e la madre” si sta parlando di reincarnazione, mentre dove c’è scritto “se uno non odia suo padre e sua madre…” ti sta dicendo di mettere la Verità al di sopra degli affetti umani.
Ciò che viene dalla carne è carne e ciò che viene dallo spirito è spirito. La legge della carne, come la consanguineità o i rapporti sentimentali marito-moglie, sono fatti umani. Non puoi distorcere lo scopo della tua vita, ovvero perseguire la Legge, per un affetto umano.
Quando Cristo parla di parole contrarie all’insegnamento sta parlando dell’aderenza del cristiano alla Legge, quindi non mettere niente al di sopra della Legge, né affetti né proprietà. Il termine “odiare” non è inteso nel sentimento, ma nel senso di non farsi condizionare. In un passo del Vangelo Gesù dice di essere venuto a rivelare cose che non erano mai state dette (l’apocalisse, cioè la rivelazione, inizia con la sua venuta; è Lui il primo rivelatore) e qui è come se ci dicesse: “Se incontrate me, cioè la Legge, non fatevi condizionare dalle cose e dagli affetti umani”.