Si può rimediare ai propri errori e non subire karma?
Pier Giorgio Caria
Domanda: Se una persona ha sbagliato deve per forza subirne le conseguenze o ha la possibilità di rimediare e riequilibrare il proprio karma?
Pier Giorgio Caria: Rimediare agli sbagli è accettare la sofferenza derivata dai propri errori. Il processo della compensazione karmica non può essere evitato e ti può dannare o salvare: nel momento in cui ne accetti la sofferenza la trasmuti in una spinta evolutiva, mentre se non la accetti la mantieni involutiva.
Cristo ci dice “porgi l’altra guancia”, anzi “a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello”, cioè dagli anche di più perché quello è il tuo karma e devi accettarlo. Accettare il proprio karma significa evolversi, santificarsi. La prova ce l’abbiamo con lo stesso Gesù, innocente incarnazione divina che si fa ammazzare fisicamente per spurgare una parte del nostro karma. Se Lui non l’avesse fatto l’umanità sarebbe estinta già da tempo.
In realtà Gesù è venuto soprattutto per salvare la cellula Terra: per un processo simbiotico con il Sole, infatti, se il pianeta Terra muore il Sole si spegne, diventa un buco nero e si fagocita mezza Galassia. Questo non era possibile per cui Dio ha mandato Cristo a proteggere la Sua creazione. Nella fase di maturazione raggiunta la Terra per sopravvivere ha bisogno di un numero minimo di enzimi umani, 7.465.006 persone vive nella carne. Per garantirsi questi 7 milioni Gesù ha portato con sé 144.000 Extraterrestri di Orione, i famosi “eletti”, affinché con la loro genetica più evoluta, ma compatibile con quella terrestre, procreassero e raggiungessero il numero minimo necessario.
Gesù, anche se per salvare il pianeta si è portato dietro gli umani Extraterrestri che si sono incarnati in umani terrestri, per legge di grazia offre a tutti la redenzione: nel Vangelo di Giovanni, infatti, è scritto chiaramente che chiunque crederà e farà le opere che faranno gli eletti si salverà. Lui però sa già che molti non la accetteranno, per questo parla in parabole, perché si salvino solo coloro che riusciranno a sentire con il cuore e non con la razionalità della mente.